Rodano e l’ambiente


L’Assessorato alla Cultura, con altri assessorati e la collaborazione delle associazioni rodanesi e della scuola, sta lanciando un progetto intitolato Rodano Green +, palesemente dedicato al clima e all’ambiente in generale.

Il progetto è, per ora, volutamente tutt’altro che definito nel desiderio di sollecitare il coinvolgimento di tutti a proposito di una situazione che ormai investe il mondo intero e quindi anche noi.

Il 25 ottobre si è svolto un primo incontro in due parti: una sulla relazione tra noi umani e l’ambiente, curata da me, e una su diverse fonti energetiche, curata da Gennaro Aprea e Ignazio Dolce, esperti in materia. È stata una serata molto densa e vivace terminata con la richiesta, da parte del pubblico, di portare avanti un discorso che è tanto ampio e complesso, da richiedere vari approfondimenti.

Io ho iniziato il mio intervento con una citazione del ricercatore americano John L. Petersen: “Sta cambiando tutto, un tutto talmente tutto, che la mente fatica ad afferrare quanto tutto sia questo tutto”. È una frase che trovo sconvolgente: se in passato cambiavano alcune cose, ma altre restavano uguali dandoci qualche punto d’appoggio, oggi cambia tutto, tutto insieme e sempre più velocemente. La sensazione è di trovarci in bilico su una tavola da surf, dentro un’onda che ci sovrasta, lasciando alcuni sgomenti, alcuni adirati, alcuni indifferenti. Non c’è più nulla di “normale”, insomma: la nuova normalità è il cambiamento continuo.

In effetti, dicono diversi rapporti ONU, EU e altri, siamo in una situazione senza precedenti: nella Storia non è mai accaduto un cambiamento così totale, globale e repentino, il che implica che i modelli comportamentali fin qui applicati non funzionano più. Nemmeno “loro” (i governanti, l’”alto”) sanno che pesci pigliare, a volte confessandolo candidamente, e sollecitano noi (il “basso”) a intraprendere azioni e iniziative. Un vergognoso scaricabarile, viste le tasse che paghiamo? A guardarci bene, questo ci consegna, sì, una grossa responsabilità, ma anche il potere di fare qualcosa di concreto e una nuova dignità. Vuoi perché, riconosciamolo, noi umani siamo l’elemento più impattante sull’ambiente, vuoi perché la situazione la viviamo quotidianamente sulla nostra pelle, quindi ci è più possibile escogitare soluzioni inedite.

Certo, questo richiede la presa di coscienza del punto in cui siamo come individui e come società, ma soprattutto un cambiamento radicale di mentalità andando oltre quella “scienza esatta persuasa allo sterminio” (come dice il poeta Salvatore Quasimodo) che ci ha indotti a frazionare tutto, persino quel  sistema integrato che è la natura.

Occorre mettere in moto quella creatività, quell’inventiva che il mondo riconosce come tipica italiana… ma che sembriamo aver dimenticato nel vortice dei mille specchietti per le allodole che oggi ci abbagliano. Prima ancora, è fondamentale capire che non siamo separati dall’ambiente né tanto meno i signori e padroni di questo pianeta. Ognuno di noi sta alla Terra come una nostra cellula sta all’intero organismo: siamo un tutt’uno, inseparabile. Oltre alla legge di causa-effetto, ne esiste una di “risonanza” per cui, ad esempio, la natura è lo specchio di come siamo interiormente: l’inquinamento, il surriscaldamento, l’incuria che vediamo nell’ambiente e nella società (aspetti inscindibili) sono in primo luogo nella nostra mente.

Fortunatamente ce ne sono, di persone che si rimboccano maniche e inventiva negli ambiti locali più svariati: pulizia delle spiagge, orti sociali, progetti di riqualificazione urbana e sociale, recupero e riuso di materiali, nuove professionalità e altro ancora. Mi si obietta che sono pochi e non bastano a cambiare davvero la situazione. In realtà sono milioni in tutto il mondo, sono come le briciole di pane di Pollicino verso un mondo nuovo. Il problema è che nessuno ne parla dando la sensazione che siano soli e insignificanti. Perché non se ne parla? Perché si fa coincidere la ricerca della verità con la ricerca del “marcio” escludendo tutto un mondo onesto e impegnato? A me la risposta sembra abbastanza ovvia… Sta di fatto che le denunce, per quanto fondamentali, non bastano o addirittura possono diventare controproducenti. Abbiamo bisogno di idee e di esempi praticabili: invito chi volesse vederne di persona a visitare la mia pagina Facebook La foresta silenziosa, dove posto tutti quelli che mi capitano a tiro, ma soprattutto i siti www.italiachecambia.org  e www.labsus.org.

Veniamo alla parte della serata dedicata all’energia. Grazie alla loro competenza, Gennaro Aprea e Ignazio Dolce hanno illustrato sia i vari gas serra che stiamo producendo (non esiste solo la CO2!), sia  le varie fonti energetiche spiegando in dettaglio quali sono pulite, rinnovabili, sostenibili; i pro e i contro di ognuna, insomma. Il tema, che ovviamente ci tocca molto da vicino, ha suscitato un vivace dialogo con i presenti. La sensazione a mio avviso emersa è che di soluzioni praticabili ce ne sono… ma occorrerebbero progetti intensivi ed estensivi di riconversione  superando la mentalità volta al solo profitto economico e le interminabili derive legislative e burocratiche. Ancora una volta sta a noi, se non altro per rendere sempre più pressante una “domanda” capace di innescare un’”offerta” da parte di chi gestisce le leve del comando.

Un punto che trovo molto interessante, peraltro solo accennato in quella sede, è il bisogno di creare  reti elettriche locali, di piccole dimensioni. Tra l’altro ho appena udito un’intervista radiofonica in cui si sottolineava che così si eviterebbero i black-out che bloccano intere regioni o nazioni.

Si è anche accennato a edifici autosufficienti dal punto di vista energetico, a smart city e altre possibili soluzioni, temi sui quali ritornare, indubbiamente, nel seguito del progetto Rodano Green+. Aprea e Dolce torneranno a breve, rispondendo al muto punto interrogativo che aleggiava nell’aria al termine di una serata che nessuno sembrava voler far finire…

Ci saranno altri argomenti e altri stimoli, nelle intenzioni anche per i ragazzi. Si tratta di un tema che riguarda noi tutti, i nostri figli, i nostri nipoti, che erediteranno un mondo con il quale non sanno come convivere. Sarebbe bellissimo se utilizzassimo il problema come un’opportunità per unirci, noi rodanesi, nella ricerca e nelle proposte per questa nostra casa comune. Come ho detto all’inizio, il progetto non è definito: è un “lavori in corso” proprio per la mancanza di precedenti della situazione attuale.

Se volete proporre un tema, un’iniziativa o un esperto, o se volete partecipare al gruppo che si sta formando, lasciate il vostro nominativo in biblioteca. Cerchiamo almeno di non fermare l’abbrivio creato dalle manifestazioni di tanti giovani e non solo.

Gabriella Campioni

 

Due momenti della serata

L’impronta ecologica indica quante risorse consumiamo e quanto agio lasciamo alla Terra per rigenerarle.  Per il Global Footprint Network, un ente che si dedica a questo, se tutto il mondo si comportasse come l’Italia, ci sarebbe bisogno di quattro pianeti. Certo, non è grave come in altri Paesi, però… il 15 maggio abbiamo esaurito le risorse per il 2019 e cominciato a intaccare quelle per il 2020: e poi?

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