Rodano in festa 2019: riflessioni personali “da dentro”


Al termine di un’impresa che si è rivelata più titanica del previsto, sentiamo il bisogno di fare una sorta di bilancio “da dentro” in quanto membri della Pro Loco, che ha organizzato anche questa edizione di Rodano in Festa. Perché titanica? Ecco qui un paio di motivazioni, in qualche modo uno sfogo.

Per molti mesi ci siamo incontrati ogni singolo lunedì sera per cercare di organizzare il tutto al meglio. Ebbene, per tre quarti del tempo, se non di più, ci si è dovuti dibattere tra le panie della burocrazia che di anno in anno si fa sempre più vincolante e ha spinto diversi comuni ad annullare eventi già in programmazione. Tutto dev’essere certificato secondo norme in continuo cambiamento (e a volte non troppo chiare), e la certificazione va fatta da chi è “preposto” a termini di legge con tempi e costi difficili da sostenere per un’entità piccola come la nostra. Ovviamente la sicurezza è fondamentale e sta a cuore di qualunque organizzatore, tuttavia… c’è da chiedersi come abbiamo potuto sopravvivere incolumi  per anni a tanti “pericoli”!

Tutto ciò ha portato via tempo, energia ed entusiasmo per i contenuti della festa, comunque siamo andati caparbiamente avanti nonostante il rischio di dover sospendere tutto all’ultimo momento.

La partecipazione della gente è stata numerosa e questo indubbiamente ci ha in parte ricompensati da tanta fatica, però quanti si sono chiesti che cosa c’era dietro ai vari eventi, ad esempio tavoli da spostare da una frazione all’altra, cibi da cucinare, materiali da preparare, ripulitura degli spazi utilizzati e quant’altro? Il tutto è stato portato avanti da volontari, che in pratica sono gli stessi di (molti) anni addietro… Il che significa che stanno – stiamo – invecchiando e ogni tanto, pur facendo quel che facciamo con amore e dedizione, sale il dubbio che il nostro impegno non sia ancora riuscito a creare quel “senso di comunità” che per noi rappresenta un obiettivo primario e oggi sembra più che mai necessario per far fronte alla disgregazione sociale che sta avvenendo.

Sembra permanere l’idea che dare un contributo gratuito  (di braccio, di mente, di idee, di partecipazione: in una comunità serve ogni talento) sia un po’ da fessi… Non ci importa del “titolo”, ma rimane l’amara verità: se non si faranno avanti nuove forze, niente più feste. Niente più neppure quei due o tre giorni all’anno in cui le persone quanto meno stanno gomito a gomito, si vedono in faccia, anche se l’ideale sarebbe comunicare, costruire amicizie… come potrebbe avvenire unendosi a un gruppo incentrato su un progetto, no?

Altro punto: è stato messo un grande impegno anche economico nel realizzare locandine accattivanti e precise, così che tutti sapessero quali attività erano offerte, dove e come partecipare. Perché praticamente nessuno le ha lette e le locandine sono finite, speriamo, nel contenitore della carta da riciclare? E poi si dice che a Rodano manca la comunicazione…

Nonostante tutto questo, la festa è andata bene e abbiamo avuto persino un’eccellenza: la mostra degli acquerelli naturalistici di Franco Testa, autore dei raffinati calendari de L’Erbolario. L’inaugurazione, con l’autorevole presentazione dello scrittore e giornalista Salvatore Giannella, è stata fatta nella stradina antistante Casa Gola, per l’occasione trasformata in sala conferenze. È stato un escamotage per bypassare le norme vincolanti di cui sopra, per le quali solo un numero limitato di persone può accedere al salone del piano superiore per ragioni di sicurezza: comunque insolito, brillante e decisamente gradevole.  Peccato che si possa fare solo quando il “meteo” lo consente.

Ci sia permesso, a questo punto, scendere ancor più nel personale esprimendo soddisfazione per la felice conclusione di “Leonardo a Rodano”, felice per la partecipazione non solo di “spettatori”, ma anche di “attori”: persone e gruppi che hanno contribuito a dare risalto a Leonardo in quanto uomo con le sue luci e le sue ombre, tirandolo giù dal piedistallo del genio pur celebrando anche quello. Una cultura viva e vissuta, insomma, almeno nelle intenzioni. Se ne parlerà in un articolo a parte.

Gabriella Campioni e Maria Luisa Pizzuti